Impianti di ventilazione forzata e Covid 19: tutto ciò che c’è da sapere

Gli ambienti di lavoro sono per lo più caratterizzati da impianti di areazione forzata, che vanno ad affiancare o sostituire in toto la ventilazione outdoor di finestre e punti di ingresso di aria proveniente dall’esterno di edifici, uffici e aziende.

Era consuetudine, prima del marzo 2022, utilizzare in particolar modo i sistemi di riciclo dell’aria prevedendo l’apertura di finestre con sporadicità e prediligendo anche un sistema di riciclo interno dell’aria così da ottimizzare costi e manutenzione.

Gli impianti UTA/VMC in epoca Covid 19

I recenti eventi pandemici hanno puntato i riflettori sulla necessità di controllare il ricambio d’aria, in particolar modo negli ambienti di lavoro e in periodi dell’anno in cui si predilige mantenere un livello alto di comfort termico a causa della stagione invernale.

Il Ministero della Salute ha condotto degli studi e divulgato dei rapporti aggiornarti per regolamentare l’utilizzo degli impianti aeraulici al fine di ridurre il rischio di contagio da Coronavirus.

Secondo il rapporto ISS 12/2021 del 20 maggio 2021, la trasmissione aerea del virus avviene secondo tre dinamiche differenti, l’ultima delle quali è considerata una possibilità non ancora suffragata da evidenze scientifiche e che si possono così sintetizzare:

  • brevi distanze: i soggetti inalano concentrazioni elevate di goccioline piccole, definite aerosol, a causa della vicinanza con un soggetto infetto;
  • condivisione dello stesso ambiente chiuso con un soggetto infetto;
  • lunghe distanze: il soggetto potrebbe inalare aerosol proveniente da un sistema di ventilazione rispetto a un soggetto infetto, presente in lontananza o in un’altra stanza.

Come rendere sicuri gli impianti di ventilazione

Negli edifici e ambienti di lavoro dotato di specifici impianti di ventilazione UTA (Unità Trattamento Aria)/VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) si consiglia, secondo il rapporto ISS Covid 19 11/2021, di mantenere la movimentazione di aria esterna (outdoor) al fine di garantire una corretta areazione che riduca i rischi da contagio da Sars CoV2. Si consiglia il ricambio d’aria in tutte le aree/ambienti occupati dell’edificio, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, eliminando ove possibile la funzione di riciclo dell’aria.

Gli impianti dovranno essere correttamente progettati e dimensionati a seconda della struttura in cui sono inseriti e del numero di lavoratori che fruiscono degli ambienti. Inoltre, la manutenzione dovrà prevedere di bilanciare i flussi d’aria, la temperatura e l’umidità relativa oltre che la filtrazione, al fine che i sistemi di ventilazione UTA/VMC possano contribuire a ridurre i rischi di esposizione e contaminazione del virus.

Nel caso siano presenti impianti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi tipo fancoil, si consiglia di mantenere in funzione l’impianto per tutte le ore di presenza dei lavoratori e programmarne una pulizia periodica del filtro, oltre al controllo della batteria di scambio termico e della bacinella di raccolta condensa.

Interventi di pulizia, sanificazione e disinfezione degli impianti di ventilazione: poche e precise regole

Un utilizzo consapevole e ragionato degli impianti di aerazione dovrà essere affiancato da una programmazione di interventi di pulizia, sanificazione e disinfezione degli stessi con protocolli innovativi e certificati.

L’equipaggiamento e le attrezzature per la pulizia diventano quindi, fondamentali se a disposizione di aziende certificate che utilizzino biocida, registrati come Presidio Medico Chirurgico al Ministero della Salute, e un protocollo che preveda:

  • l’eliminazione delle contaminazioni batteriche associate agli impianti di distribuzione aria;
  • l’attenzione alla pulizia delle batterie di scambio termico,
  • la pulizia delle vaschette di raccolta della condensa, dove proliferano alghe, batteri e Legionella;
  • l’eventuale sostituzione dell’unità filtrante.

A seguito di tali interventi, si dovrà prevedere la raccolta di campioni post intervento negli impianti aeraulici e UTA, con una relazione tecnica a fine lavori che possa certificare l’avvenuta “bonifica” degli stessi e contribuire così a un ambiente di lavoro più sicuro e a norma.

 

La sanificazione manuale: linee guida per un ambiente di lavoro in sicurezza

Dopo un biennio in cui la pandemia ha avuto picchi, varianti ed emergenze improvvise, una certezza si è andata consolidando ovvero provvedere a sanificare in modo attento e puntuale qualsiasi ambiente.

Nelle aziende, studi professionali, building, uffici e cantieri edili questa pratica è diventata quanto mai essenziale, indipendentemente dallo smart working e dal suo avvicendarsi.

Il 2020 e 2021 ci hanno insegnato che le procedure di sanificazione non devono mai mancare e, al fine di garantire la salute di tutti i lavoratori, devono essere pianificate sia con servizi di pulizie straordinarie sia ordinarie.

La Sanificazione di strutture non sanitarie: alcuni chiarimenti

Come emerso da numerosi studi e, in particolare, nelle “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19”  del 20 maggio 2021, si indicano le procedure e i sistemi di sanificazione/disinfezione generati in situ e altre tecnologie utilizzabili per la sanificazione di strutture non sanitarie sulla base della trasmissibilità attraverso superfici contaminate e la persistenza del virus variabile a seconda delle superfici. Queste indicazioni hanno condotto all’esplicitazione di “Buone pratiche igieniche di SARS CoV- 2” a cura di ANIP – Confindustria di quali ambiti necessitino di specifiche operazioni con l’utilizzo di prodotti disinfettanti con le seguenti caratteristiche:

  • la rapida azione e lunga persistenza dell’attività;
  • l’attività biocida;
  • un ampio spettro d’azione;
  • non dannosi per l’uomo e per i materiali da trattare nelle loro concentrazioni d’uso;
  • una facilità di applicazione;
  • la qualità e sicurezza;
  • l’economicità di gestione;
  • la buona stabilità chimica.

L’utilizzo di prodotti disinfettanti con azione biocida è sicuramente il punto di tangenza con le attività straordinarie di sanificazione attraverso nebulizzazione e aerosolizzazione, pratiche che abbiamo già illustrato nella sezione dei servizi di sanificazione.

Le sanificazioni manuali ordinarie: le principali pratiche

Le sanificazioni manuali ordinarie prevedono, però, alcuni passaggi importanti e si focalizzano su alcuni luoghi che vedono un utilizzo condiviso, indipendentemente dalle dimensioni degli ambienti di lavoro.

Tali interventi vengono attivati da imprese di pulizie serie e certificate, come integrazione a pulizie manuali ordinarie ed eseguite da operatori professionisti e si possono, sommariamente, raggruppare in:

  • sanificazione di ambienti comuni quali: sale riunioni, mense, punti ristoro, toilette, magazzini;
  • interventi di pulizie manuali con disinfettanti con proprietà biocida di postazioni lavoro, scrivanie, armadietti, telefoni e tutte le superfici di contatto;
  • interventi di pulizie manuali con disinfettanti con proprietà biocida di ascensori, maniglie, porte, pareti divisorie;
  • sanificazione di pavimenti

I servizi di sanificazione ordinarie andrebbero alternati, con una pianificazione efficace e studiata, ad interventi più strutturati che portino al controllo e alle pulizie delle condotte aerauliche, HVAC e UTA per la prevenzione da Legionellosi.

 

Disinfezione, sanificazione, igienizzazione: non sono sinonimi, ma non devono mai mancare

Non sono sinonimi, eppure sono attività che possono essere svolte da una stessa impresa di pulizie qualificata e accreditata.

Il Decresto del 7 luglio 1997, n° 274 fornisce una definizione esaustiva e chiara per ogni attività. Vediamole brevemente:

  • Pulizie: attività di rimozione polveri, materiali non desiderati o sporcizia da ambienti, superfici, oggetti…
  • Disinfezione: operazioni che hanno l’obiettivo di rendere sani ambienti e aree distruggendo microrganismi patogeni;
  • Disinfestazione: procedimenti e operazioni che mirano o alla distruzione completa di piccoli animali, parassiti vettori di agenti infettivi o specie vegetali infestanti;
  • Derattizzazione: procedimenti e operazioni miranti alla distruzione o alla riduzione radicale della popolazione di ratti e topi;
  • Sanificazione: procedimenti e operazioni per rendere sani determinati ambienti mediante attività di pulizia, disinfezione e/o disinfestazione portando al miglioramento del microclima in termini di temperatura, umidità e ventilazione oppure illuminazione e rumore.

Ognuna di queste attività, svolta con professionalità e seguendo una pianificazione attenta, incidono positivamente sul bilancio e sul welfare aziendali e, non di secondaria importanza, sulla sicurezza dei dipendenti.

La rivoluzione della sanificazione nell’era COVID 19

Nell’era dell’emergenza da Coronavirus, le attività di sanificazione sono diventate quanto mai fondamentali, come ben illustra il DPCM del 26 aprile 2020 sottolineando l’importanza di attuare periodicamente sanificazioni degli ambienti di lavoro, non solo indoor, ma anche delle UTA e delle HVAC. Le aziende devono quindi poter contare su rapidità e certificazione di tutti gli interventi.

Nelle attività di sanificazione straordinaria anti-Coronavirus non si deve mai perdere di vista la programmazione di una procedura che dovrebbe entrare sempre più nell’ordinarietà, ovvero il controllo e la prevenzione della Legionellosi.

Spesso sottovalutata e sottostimata nelle conseguenze, l’infezione da Legionella si insinua silenziosamente e prolifica in condotti di aerazione e in tutte quelle utenze, che prevedono ristagno d’acqua come abbiamo ben raccontato.

Al rientro nei luoghi di lavoro, dopo un lungo periodo di smart working forzato e una pausa estiva meritata, ogni azienda, struttura ricettiva, studio professionale … dovrebbe programmare l’intervento di un’impresa di pulizie accreditata in grado di:

  • Fare una valutazione dei rischi con sopralluoghi e campionatura dedicata;
  • Stendere un piano operativo di sorveglianza, controllo e prevenzione;
  • Attivare le necessarie procedure di sanificazione anti-legionellosi con macchinari e personale specializzato.

Non perdere l’occasione di mettere in sicurezza il proprio personale e ambiente di lavoro non è solo un dovere del datore e un diritto del dipendente, ma una svolta nella prevenzione e nella gestione oculata e business oriented della propria azienda. Non a caso lo Stato ha previsto crediti d’imposta fino al 30% per le operazioni di sanificazione, in particolare in materia di Covid 19.

Legionella: un pericolo costante e nascosto

Il batterio della Legionella è un rischio costante in tutti gli ambienti di lavoro, che va controllato e gestito con professionalità e competenza.

La pandemia da Coronavirus e la chiusura degli uffici hanno compromesso fortemente la sicurezza degli edifici e dei lavoratori dalla contaminazione da batterio della Legionella. A fronte dell’applicazione dello smart working in diversi settori, ne è conseguito un abbandono dei luoghi di lavoro: building, uffici, studi tecnici, grandi aziende… hanno visto un sempre minor utilizzo degli impianti idrici e di aerazione. Ciò ha inevitabilmente comportato un aumento dei ristagni d’acqua e un progressivo e incontrollato aumento delle probabilità di proliferazione della Legionella.

Quando viene scoperta la Legionellosi?
Sono trascorsi solo 45 anni dalla sua prima diagnosi, ma la Legionellosi è una delle infezioni polmonari più temibili sui luoghi di lavori, nelle stazioni termali, negli hotel e negli ospedali.
La causa scatenante è il batterio Legionella Pneumophila, che si è manifestato in forma evidente e grave in un gruppo di ex combattenti dell’American Legion riuniti a una conferenza in un hotel di Philadelphia. A scatenare la pandemia fu il sistema di aria condizionata dell’albergo.

Come si trasmette e dove prolifera la Legionella?
Le ricerche scientifiche, nel corso degli anni, sono riuscite a individuare tutti quegli ambienti in cui la Legionella prolifera. La trasmissione avviene infatti per via respiratoria attraverso l’inalazione o l’aspirazione di aerosol contenente il batterio. Maggiore è il grado di esposizione e la predisposizione del soggetto – dovuta a età avanzata, fumo di sigaretta, malattie croniche e immunodeficienza – maggiore sarà il rischio di contagio.
Diversamente da quanto possiamo pensare, la Legionella attraversa la nostra vita quotidiana dal tempo libero (palestre e centri termali) fino ai luoghi di lavoro, dove passiamo la maggior parte delle nostre giornate.
Se la pandemia ha portato i lavoratori ad assentarsi dal proprio luogo di lavoro, il batterio della Legionella ha continuato e continua a minacciare la nostra sicurezza e salute in quanto si annida in:

  • Impianti idrici, tubazioni e ovunque vi sia ristagno d’acqua
  • Condizionatori d’aria
  • Bagni
  • Sistemi di aerazione e trattamento dell’aria

I 9 sintomi più comuni di Legionellosi e la sua incubazione
L’infezione da Legionella può manifestarsi con:

  1. Febbre di Pontiac con un’incubazione dalle 24 alle 48 ore (spesso viene scambiata come una normale influenza dai 2 ai 5 giorni)
  2. Malessere generale
  3. Cefalea
  4. Febbre
  5. Tosse
  6. Gola arrossata
  7. Diarrea
  8. Nausea
  9. Vertigini

La malattia può però avere un decorso più grave con un’incubazione dai 2 ai 10 giorni, sfociando in una polmonite infettiva e in un ricovero ospedaliero.

Come difendersi dalla Legionella
A fronte di una prolungata applicazione dello smart working, il rientro nei building o negli stabilimenti deve essere pianificato con anticipo, avendo cura di inserire nei planning di primi interventi di ripristino degli ambienti la gestione del rischio Legionellosi.
Al fine di garantire la sicurezza di uffici, di aziende e non solo, è fondamentale un protocollo di controllo e gestione che preveda in primis la valutazione del rischio negli impianti idrici e di aerazione. Una volta appurato il pericolo di contaminazione e contagio andranno approntati degli interventi tempestivi di sanificazione e disinfezione che possano certificare l’utilizzo di biocida presidio medico.
La difesa dalla Legionella è una best practice che si consiglia di inserire all’interno di un programma generale di prevenzione e sanificazione, insieme a quella da Coronavirus. L’emergenza non deve essere considerata un’eccezione bensì deve rientrare all’interno di una pratica costante da ripetersi con regolarità in modo da tutelare la salute dei dipendenti.